I bus israeliani

Vicenda piuttosto discussa ed abusata da stampa e televisione; andiamo ad analizzare cosa è successo nel tentativo, naufragato, di noleggiare 70 autobus provenienti da Israele.

Foto di uno dei VDL Citea 120 LLE noleggiati nuovi da Cialone Tour, quindi non imparentati con quelli descritti nell’articolo

In questo articolo vi descriverò come sono andate realmente le cose in merito alla famosa partita dei “bus israeliani super-inquinanti”.

Partiamo dal contesto: tra il 2018 e il 2019 ATAC e Roma Capitale hanno predisposto l’arrivo di un consistente quantitativo di nuove vetture, in particolare dei 555 (poi diventati 617) Menarinibus Citymood. Tuttavia era necessario avere subito a disposizione nuove vetture, in particolare minibus, per cui si sceglie la via del noleggio o, usando un linguaggio più forbito, dell’usufrutto oneroso. Si delibera quindi il noleggio di un totale di 108 vetture.

Ad aggiudicarsi la fornitura sono due aziende distinte: Cialone Tour, che ha messo a disposizione 38 vetture nuove (20 Indcar Mobi, 10 Iveco Bus Urbanway 12 e 8 VDL Citea 120 LLE), e Basco, che ha messo a disposizione 70 vetture con 7/8 anni di servizio alle spalle e provenienti dalla Metropoline di Tel Aviv (Volvo B7RLE). Questi ultimi, immatricolati nel 2011 in Israele ma prodotti da Volvo Buses in Svezia, dovevano essere re-immatricolati in Italia per poter prestare servizio e circolare regolarmente sulle strade italiane.

Ed è qui che si verifica l’intoppo. I mezzi vengono importati in Italia dopo un primo sopralluogo di ATAC e Basco in Israele. Dopo i primi test di rito presso il Centro prova autoveicoli il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (MIT) accorda l’autorizzazione per l’immatricolazione delle prime 11 vetture ma, poco dopo, quest’ultima viene revocata. Il MIT ha pensato infatti di applicare in maniera particolarmente stringente la normativa sugli standard EURO, che imporrebbe alle vetture di nuova immatricolazione il rispetto degli standard EURO VI, mentre le vetture in questione rispettavano l’EURO V. Arrivati a questo primo stop Basco, convinta della correttezza della procedura in quanto si trattava di vetture usate, ricorre al tribunale amministrativo regionale della Campania contro il Ministero. In attesa del pronunciamento dei giudici amministrativi Basco tenta la via dell’immatricolazione in Germania (dove era legalmente consentita) per “aggirare” il provvedimento ministeriale ma tale strategia non riscontra alcun successo.

Nel mentre però i giornali, poco interessati alla realtà dei fatti, oltre a diffondere fake news vere e proprie fanno scoppiare il caso a livello mediatico e quindi ATAC, in autotutela, sceglie di rescindere il contratto, anche per evitare il verificarsi di una perdita economica. Pochi mesi dopo, tuttavia, il TAR della Campania accetta il ricorso di Basco. A riprova della giusta condotta di Basco troviamo anche ciò che è accaduto nel periodo più recente; tra i molti bus acquistati usati dalle varie aziende del sub-appalto sono ben pochi a rispettare gli standard EURO VI.

Opinione personale

La sentenza del TAR ha confermato che la colpa di questo pasticcio è interamente del Ministero. Voglio anche portare l’attenzione sul fatto che non parliamo di vetture “super-inquinanti” in quanto la differenza tra gli standard EURO V ed EURO VI è comunque relativamente bassa. Inoltre, considerando le arcinote problematiche del TPL a Roma si poteva pensare comunque ad una deroga una tantum per situazioni di tale gravità.

Non mi sento tuttavia di risparmiare critiche anche per ATAC e l’amministrazione comunale in quanto attendendo relativamente pochi mesi avrebbero potuto usufruire di 70 ulteriori vetture, anche se giustifico in parte l’approccio adottato in quanto già ai primi di agosto erano in servizio i primi Citymood. Mi auguro che i soldi risparmiati da questo noleggio siano stati reimpiegati nell’acquisto di nuove vetture.

Fonti

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