La “guerra delle catenelle”

Riprendendo il titolo di un articolo del Corriere della Sera di Roma parliamo della fantomatica (quanto assurda) guerra delle catenelle.

Sembrerebbe una battuta ma tristemente non lo è; nonostante i tanti problemi e le tante proposte che si potrebbero fare per il trasporto pubblico locale la priorità di alcuni passeggeri e dei giornali sono le catenelle, che, per la cronaca, nella stragrande maggioranza dei casi tolgono al massimo dai cinque ai dieci posti.

Il casus belli è l’ordinanza che aggiorna le disposizioni per il contenimento della pandemia nel settore dei trasporti e della logistica emanata dal Ministero della salute di concerto col Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili lo scorso 11 novembre. In allegato a detta ordinanza è stato pubblicato il “Protocollo condiviso di regolamentazione per il contenimento della diffusione del COVID-19 nel settore del trasporto e della logistica“. In sintesi tale protocollo ha dato il via libera alla rimozione dei separatori presenti sulle vetture del trasporto pubblico locale ma solo ad alcune condizioni. Secondo l’allegato, infatti, i separatori possono essere mantenuti nel caso in cui non sia possibile “rispettare la distanza interpersonale di un metro”, caratteristica che sostanzialmente includerebbe larga parte delle vetture.

L’azienda, attraverso una propria disposizione interna del 7 dicembre, ha recepito l’ordinanza ministeriale disponendo la rimozione delle catenelle sulle vetture di modello: Irisbus Citelis, Iveco Bus Urbanway e Menarinibus Citymood, vista la loro “non necessità” in quanto vetture dotate di accesso riservato per gli operatori d’esercizio. Questa disposizione, tuttavia, non include la maggioranza delle vetture autobus (quelle che pur dotate di cabina non hanno accessi riservati per il conducente) né tantomeno tram e treni* (quantomeno quelli dove non è presente l’accesso riservato per i conducenti). ATAC, pertanto, ha dato seguito in maniera corretta alle disposizioni ministeriali, sebbene vista l’entità del parco mezzi e l’impossibilità di controllare dettagliatamente ogni singola vettura può ancora capitare di imbattersi nei separatori su alcune vetture (per cui è giusto segnalare la situazione attraverso i canali social**).

Mi preme ricordare che questa differenziazione tra passeggeri, a volte costretti ad essere stipati a distanze di gran lunga inferiori ad un metro, e personale è dettata semplicemente dalla logica. Se un autista o macchinista, poste tutte le precauzioni del caso (mascherina, sanificazione e igienizzazione delle postazioni, etc…), dovesse risultare positivo sarebbe necessario porlo in quarantena così come tutti i suoi contatti (ivi inclusi anche altri dipendenti). Ciò significa che se malauguratamente dei dipendenti dovessero risultare positivi il risultato sarebbero senza alcun dubbio maggiori disservizi. Inoltre è bene ricordare che i conducenti del trasporto pubblico locale sono tra i dipendenti che ogni giorno rischiano maggiormente di infettarsi sul posto di lavoro. I passeggeri, invece, rischiano meno per le seguenti ragioni: minore permanenza nel mezzo (il tempo di esposizione è una variabile comunque importante per il contagio), ricambio d’aria garantito dall’apertura continua delle porte ed eventualmente dei finestrini e la possibilità, almeno in alcuni casi, di effettuare un tragitto alternativo o di aspettare la vettura successiva.

Si ricorda che per la sicurezza di tutti è caldamente consigliato l’utilizzo delle mascherine FFP2 sui mezzi di trasporto pubblico (utilizzabili per circa 6-8 ore con la massima protezione possibile) da indossare su naso e bocca.

*Sui tram il personale di guida accede comunque dall’interno del veicolo per cui le catenelle sono necessarie per far mantenere il distanziamento minimo di un metro tra passeggeri e personale di guida. Per quanto riguarda i treni driverless della metro C le catenelle sono presenti in quanto sebbene i treni siano senza conducente possono essere necessari interventi tempestivi del personale, per cui si rimanda alla necessità di far comunque rispettare la distanza minima passeggeri-personale.
**Non ha senso lamentarsi col conducente in quanto non è lui a doversi occupare della rimozione del dispositivo.

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